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Scienziati ed elefanti marini insieme in Antartide

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Alcuni buchi giganti compaiono occasionalmente nel ghiaccio marino dell’Antartide durante l’inverno ma, fino ad ora, gli scienziati non sapevano il perché.

Per cercare di spiegare questo misterioso fenomeno, che si verifica solo in alcuni anni, i ricercatori, che scrivono sulla rivista Nature, hanno impiegato elefanti marini equipaggiati con attrezzature scientifiche, per raccogliere dati sulle circostanze che portano alla loro formazione. Hanno scoperto che si tratta di una combinazione di eventi meteorologici intensi e tempestosi e salinità oceanica.

La chiave della scoperta è stato un buco che si è aperto nel 2016 e nel 2017. Anni prima si erano formati buchi, ma questa era la prima volta che gli scienziati hanno avuto la possibilità di studiare questo fenomeno da vicino.

Pensavamo che questo grande buco nel ghiaccio marino – noto come “Polynya” – fosse qualcosa di raro, forse un processo che si era estinto, ma gli eventi del 2016 e del 2017 ci hanno costretto a rivalutarlo“, ha scritto l’autore Ethan Campbell , un dottorando dell’Università di Washington (UW) in oceanografia.

Le osservazioni mostrano che i recenti polynyas si sono aperti da una combinazione di fattori: uno è stata l’insolita condizione dell’oceano, e l’altro una serie di tempeste molto intense che hanno imperversato sul Mare di Weddell con venti simili a uragani“.

Un polynya catturato da un satellite sulle coste dell’Antartico. September 25, 2017. NASA

Fori più piccoli spuntano relativamente spesso sulla superficie del Mare di Weddell in Antartide, ma buche più grandi o polynyas si verificano molto meno spesso. I tre più grandi mai registrati hanno avuto luogo negli anni settanta (1974, 1975 e 1976), poco dopo che i primi satelliti furono lanciati. Per tre anni consecutivi, un buco delle dimensioni della Nuova Zelanda si è aperto quando le temperature dell’aria sono precipitate molto sotto lo zero.

Ad Agosto del 2016 è stato osservato un buco di 33.000 chilometri quadrati (13.000 miglia quadrate) ed è durato tre settimane. A settembre e ottobre 2017, un di  50.000 chilometri quadrati (19.000 miglia quadrate).

Il team è stato in grado di identificare le condizioni necessarie per creare polynyas grazie ai dati raccolti dalle stazioni meteorologiche, decenni di immagini satellitari ma soprattutto a gli elefanti marini che, trasportando tag satellitari e sensori sulle loro teste, hanno inviato i dati alle apparecchiature a terra.

Per formarsi questi fori necessitano, innanzitutto, di tempeste intense: Questo favorisce un più potente mescolamento verso l’alto nel Mare di Weddell, dove una montagna sottomarina (Maud Rise) spinge l’acqua marina attorno ad essa, creando un vortice rotante. Secondo, condizioni oceaniche salate: La combinazione di superfici oceaniche salate e forti tempeste invernali può innescare una circolazione capovolta.

Ciò significa che l’acqua più calda, più salata dal basso viene spinta in superficie, dove si raffredda e diventa così più densa e più pesante dell’acqua sottostante. Affonda e viene sostituito da acqua più calda. Di conseguenza, il ghiaccio non ha la possibilità di riformarsi. Quindi si manifesta una zona di mare senza ghiaccio.

Secondo gli autori dello studio, questa è la prima volta che gli scienziati hanno dimostrato che l’acqua viene trascinata dalla superficie verso le profondità e questo grazie all’aiuto di questi preziosi collaboratori che vivono a loro agio in queste fredde acque.